Il futuro della ristorazione: l’osteria

osteria tipica italiana tavoli esterni
 

Il futuro della ristorazione? L’osteria!
L’avresti mai detto?

 Eppure siamo nell’epoca della quarta rivoluzione industriale, sulle soglie ormai varcate dell’Intelligenza Artificiale e della Machine Learning. Malgrado ciò, nel sottobosco della tradizione gastronomica e conviviale si muove una corrente opposta che punta al recupero dei valori: buon cibo popolare e condivisione dal vivo.

Questo è il vero futuro della ristorazione, altro che rivoluzione digitale!Chat, social, ambienti virtuali, mappe digitali e “IOT” o “Internet delle Cose”… È vero, siamo sempre più connessi, anzi iperconnessi! E anche nel settore tanto caro all’economia e al costume italiano, la ristorazione, la tendenza punta dritta proprio ad arricchire e aumentare l’esperienza sensoriale digitale. Come? Lo rivela una notizia su uno studio condotto da Deloitte che si concentra proprio sul futuro tecnologiconella gestione del ristorante. La promessa? Dispositivi multimediali interconnessi per costruire ambienti dove“consumare” esperienze multisensoriali… (A fine articolo, trovi il link di approfondimento).Che l’innovazione sia frutto della sempre maggiore “alfabetizzazione tecnologica” e integrazione di ogni paese che voglia mantenersi competitivo,ci sta. Ma diciamo che la legge del contrappasso anche in questo caso spariglia le carte… E la controtendenza mette invece in risalto un’altra strada, seppure parallela ma inversa.   

Il ritorno all’osteria

 osteria verona  Sì, perché la tradizione è l’unica consolazione che oggi può davvero salvarci dalla proteiforme e sempre più cinica “involuzione sociale”. Progrediamo nella tecnologia ma non nella sociologia, e questo rischia di inaridire il genere umano sempre di più. E che il mito operi sotto il tessuto più liso e sgualcito della modernità, è la nostra salvezza. Non ce ne accorgiamo, forse, perché come lascia intuire Bauman, sociologo e filosofo polacco, teorico della società liquida, la nostra è anche“l’era della pattumiera”. Ma dietro il gigante schermo dei consumi, c’è anche una memoria archetipica.Per fortuna! E allora, mentre tutti – o quasi – parlano di bit, byte e loro multipli… di software che permettono al ristoratore di sapere cosa il cliente vuole prima ancora che abbia fame… in controcorrente sta emergendo il fenomeno della riscoperta delle proprie tradizioni e delle relazioni sociali. E proprio nell’ambiente semplice dell’osteria possiamo invertire la marcia, e a goderne sono i più nostalgici dei tavoli di legno retrò con le tovagliette a quadretti, in un ambiente caldo e familiare dove vino in brocca e “bocconi” genuini la fanno da padroni. 

Le origini dell’osteria

L’osteria nasce come punto di ristoro in tempi più remoti, luoghi di incontri, ritrovo e relazioni sociali, ed è qui che ci si può ritrovare per celebrare l’antico costume della convivialità, quello che univa perfino i più agguerriti romani nei loro banchetti in onore di Bacco e Dioniso… In questi piccoli ristori dove viene servito, tipicamente, dell’ottimo cibo – naturale, genuino e preparato con ingredienti del territorio – si mangia e ci si integra l’uno con l’altro, in un contesto di condivisione vera. Altro che social e video virali! Qui i piatti emanano odori, profumi di bosco e mare; lasciano scie gli intingoli di sughi e salse preparati da cuoche e cuochi che poco forse ne sanno di app e ambienti virtuali, ma che creano quegli ambienti dove il clima è quello di “casa”. L’unico vero nido che tutti in fondo cerchiamo.  E proprio a favore del buon mito dell’osteria e della tradizione, dello scambio sociale e dell’importanza di viverlo in tutta la sua forma più umana possibile, parlano  sociologi, nutrizionisti e sommelier. Nel tentativo di riportare alla luce il folclore del cibo come elemento vitale di nutrimento e aggregazione.  

Approfondimento

“Il futuro della ristorazione secondo Deloitte” https://www.gambabruno.it/blog-hospitality/gestione-ristorante-il-futuro-della-ristorazione-secondo-deloitte

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